Se sei un Millennial (nato tra il 1980 e il 2000) o se appartieni alla Generazione Z (nati dopo il 2000) leggi attentamente questo articolo perché il tuo futuro è ima pericolo.

Hai capito bene, rischi di non avere i soldi per campare dignitosamente.

Vabbè, è la solita frase per terrorizzarmi!

Pensioni e millennials: 5,7 milioni a rischio povertà.

Assolutamente no, anzi è proprio uno studio realizzato da Censis che lancia l’allarme: sono 5,7 milioni i Millennials che rischiano di vivere in condizioni di povertà una volta raggiunta l’età pensionabile.

Vuoi qualche esempio? Ti accontento subito.

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Mettiamo a confronto i Millennials – ovvero i nati tra gli anni ’80 e il 2000 – con i loro genitori. La simulazione è elaborata dal Censis su dati della Ragioneria generale dello Stato.

Antonio ha iniziato a lavorare nel 1972 a 28 anni come dipendente. È andato in pensione nel 2010, dopo una carriera continuativa, con un assegno pari all’84,3% dell’ultima retribuzione annua.

Il figlio Giulio è stato assunto nel 2012, a 29 anni. Oggi ne ha 35, e, con una carriera continuativa uguale a quella del padre, andrà in pensione nel 2050, ma con un vitalizio pari al 69,7% dell’ultimo stipendio annuo: quasi quindici punti percentuali in meno rispetto al padre.

L’esempio è già penalizzante per le giovani generazioni ma devo darti un’altra brutta notizia: la simulazioni si basa su una carriera lunga e continuativa. La vita lavorativa dei giovani è uguale a quella dei genitori? Direi proprio di no, purtroppo.

Perché c’è tutta questa differenza tra la pensione dei giovani e quelle delle generazioni precedenti? La risposta è nel sistema previdenziale e nella vita lavorativa dei Millennials.

Millennials e pensioni da fame.

Purtroppo non siamo più ai tempi d’oro dei sistemi pensionistici pubblici, quando gli andamenti demografici (molti attivi e pochi pensionati; molti giovani e pochi anziani), l’organizzazione del mercato del lavoro e i tassi di crescita economica erano tutte lance spezzate a vantaggio della ripartizione.

Il ritardo nell’ingresso nel mondo del lavoro, la discontinuità contributiva, la debole dinamica retributiva che caratterizza molte occupazioni sono il mix di fattori che determinerà per i Millennials un futuro previdenziale dominato da pensioni basse.

Il Censis ha calcolato che entro il 2050 in Italia ci saranno 5,7 milioni di poveri in più: si tratta dei lavoratori che oggi sono sottopagati, disoccupati o sottoutilizzati e vivono in situazioni di precarietà.

A questi si aggiungono i 2,7 milioni di lavoratori poveri, tra working poor e occupati impegnati in “lavori gabbia”, cioè confinati in attività non qualificate da cui è difficile uscire e che obbligano a una bassa intensità lavorativa pregiudicando le aspettative di reddito e di crescita professionale.

Il rischio povertà è dato anche dal problema di adeguatezza del “rendimento economico” del lavoro: chi è costretto ad accettare un part-time, ad esempio, lavora per meno ore rispetto alla propria volontà, ricevendo un reddito inadeguato ai suoi bisogni e alla sua disponibilità.

La situazione è questa, ma se hai letto questo articolo hai la fortuna di sapere come stanno davvero le cose e organizzarti per evitare di fare una vecchiaia da fame.

Vuoi sapere come? Eccoti un consiglio.

Pensioni future dei giovani: un aiuto con la previdenza integrativa.

Aiutati che Dio ti aiuta, me lo ripeteva spesso mia nonna. Il modo migliore per non avere una pensione bassa è iniziare a mettere da parte qualcosa per integrare in futuro la tua previdenza pubblica.

Ma se già adesso non riesco ad arrivare a fine mese, come faccio?

É vero, è impegnativo. Ma non ha scelta: o trovi il modo per costruire il tuo fondo pensione o sarai costretto ad una vita di stenti. Davvero!

Il tempo gioca a tuo vantaggio, quindi prima parti con una pensione di scorta e meno ti peserà.

 

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