A distanza di oltre 10 anni dalla nascita della previdenza complementare tutti gli studi e le analisi del settore segnalano la convenienza a destinare il TFR in un fondo pensione, piuttosto che lasciarlo in azienda.
Conviene ai lavoratori ma anche all’azienda.
Generalmente il trattamento di fine rapporto viene utilizzato dalle aziende come “forma di autofinanziamento” e la possibilità che il dipendente chieda di spostarlo presso una forma di previdenza complementare non è sempre ben vista dal datore di lavoro perché lo ritiene un costo.
In realtà, invece, il conferimento del TFR a un fondo pensione può solo portare vantaggi economici all’azienda, ed ecco perché.
Il costo dell’autofinanziamento
Il tratamento di fine rapporto rappresenta un costo del lavoro (7,41% della retribuzione lorda) che non può in ogni caso essere eliminato nemmeno con il trasferimento alla previdenza complementare, ma ci sono voci che, invece, l’azienda può risparmiare:
- il versamento al Fondo di Garanzia INPS dello 0,20% sulle retribuzioni;
- la rivalutazione annuale di legge (1,5% fisso + il 75% dell’inflazione).
Prendiamo ad esempio un’azienda tipo con 15 dipendenti che ha un costo, nell’anno, di 350.000,00 euro per le retribuzioni lorde.
Quest’azienda dovrà versare al Fondo di Garanzia INPS lo 0,20% delle retribuzioni, pari a 700,00 euro.
Il TFR maturato in corso d’anno è di 25.935,00 euro (il 7,41%) di cui 1.750,00 euro devono essere versati come contributo di solidarietà al Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti (lo 0,50%), quindi il TFR realmente accantonato (per i dipendenti) è pari a 24.185,00 euro ( 25.935,00 meno 1.750,00).
Adesso ipotizziamo una rivalutazione annua pari all’1,70% che rappresenta un costo di 411,15 euro (1,70% di 24.185,00).
Abbiamo quindi un costo complessivo del TFR di 1.111,15 euro (700,00 per il Fondo Garanzia + 411,15 per la rivalutazione) che rappresenta, sulla quota di TFR considerato, il 4,6%.
TFR e fondo pensione: i vantaggi per l’azienda
Quali sono i reali risparmi fiscali e finanziari per le aziende che trasferiscono il TFR dei dipendenti a una forma di previdenza complementare?
Ipotizziamo che tutti i dipendenti dell’azienda tipo aderiscano a un fondo pensione conferendo l’intero TFR maturando (24.185,00 euro). Ricordiamo, brevemente, le compensazioni previste:
- una deduzione dal reddito di impresa del 4% (per le aziende con meno di 50 dipendenti) o del 6% (per le aziende con oltre 49 dipendenti), percentuale da applicare all’importo effettivo del TFR conferito;
- una riduzione pari allo 0,28% sugli oneri sociali (per disoccupazione, assegni nucleo familiare) che devono essere versati dall’azienda, riduzione che deve essere calcolata sulle retribuzioni totali dei dipendenti che hanno conferito al fondo il proprio TFR.
Vediamo a quanto ammonta il risparmio riprendendo l’esempio precedente:
- deduzione del 6% (meno di 50 dipendenti) dal reddito d’impresa: 1.451,10 euro, ossia il 6% del TFR trasferito (24.185,00), con un risparmio effettivo d’imposta di 399,06 euro;
- riduzione oneri sociali, 0,28%: 980,00 euro, ossia lo 0,28% delle retribuzioni lorde (350.000,00).
In sostanza abbiamo un risparmio, dovuto alle misure di compensazione, di 1.379,06 euro (399,06 + 980,00), che rappresenta, in percentuale sulla quota di TFR considerato, il 5,7%.
TFR e fondo pensione: il risparmio complessivo
Nell’esempio che abbiamo analizzato, l’azienda che ha trasferito l’intera quota annua del TFR dei propri dipendenti ha, nel complesso:
- risparmiato il costo dell’autofinanziamento non versando al Fondo di Garanzia lo 0,20% (700,00 euro);
- risparmiato il costo della rivalutazione pari all’1,70% (411,15 euro);
- portato in deduzione dal reddito d’impresa il 6% del TFR trasferito con un risparmio effettivo d’imposta (399,06 euro);
- risparmiato lo 0,28% sul versamento degli oneri sociali (980,00 euro).
Il risparmio complessivo risulta pari a 2.490,21 euro (700,00 + 411,15 + 399,06 + 980,00) che corrisponde a circa 10 punti percentuali sul TFR considerato (24.185,00).
Articolo aggiornato il 04 gennaio 2022.